[We, like you: Nella mente di un creativo]
Interviews a Vanessa Foglia di Abitart
Di Barbara Molinario
L’ultima collezione Abitart è stata presentata durante la settimana della moda AltaRoma, con un’irriverente performance ideata da lei: 4 modelle e… una gallina!
Mi piace uscire fuori dagli schemi, la mia moda è fuori dagli schemi. Ho presentato la mia collezione nei miei punti vendita imprigionando le modelle in gabbia con una gallina.
Qual è il target a cui è diretto il vostro Brand?
Non c’è un target di riferimento ben delineato. I nostri capi possono essere indossati da ogni donna. Abbiamo clienti di 9 anni che indossano le magliette, perché sono coloratissime e allegre, ed abbiamo signore di 70 anni che amano i nostri abiti morbidi, la maglieria di cachemire. Ed anche loro apprezzano i colori. Diciamo che se fossi obbligata a dare una definizione direi una donna intorno ai 35 anni, con un’istruzione medio alta e tanta voglia di osare.
I colori sono l’elemento distintivo di Abitart.
Il colore è un elemento di rottura, è espressione dell’anima, è positivo, riduce le distanze, facilita il contatto interpersonale.
Come gestite la distribuzione?
Per ora i negozi monomarca gestiti direttamente sono due. In via della Croce, a due passi da Piazza di Spagna e al centro Commerciale Euroma 2. Le nostre clienti li definiscono “psico –negozio” perché mettono allegria ed energia attraverso il colore e gli arredi, tutti disegnati da me per il concept Abitart.
Due pubblici completamente diversi?
Il negozio di via della Croce è frequentato più che altro da turisti e da clienti fissi che arrivano in treno da Milano o altre città del nord. Al centro commerciale Euroma i nostri clienti sono più che altro romani.
Abitart non è solo “abiti”…
L’inizio è stato accompagnato da un profondo studio dei tessuti e dei modelli. Da circa 3 anni sono stati inseriti anche gli accessori alla collezione, scarpe e borse sempre coloratissime nello stile Abitart.
Quando crea una collezione dove trova l’ispirazione, come sceglie un tema?
I miei capi nascono come dei quadri, ogni pezzo di tessuto è una pennellata, ogni abito ha una storia.
Ma quando ha deciso di fare la stilista di professione? Anche lei lo sognava da bambina e vestiva le sue bambole?
Affatto. Ho studiato al liceo artistico, mi ha sempre affascinato l’arte, in ogni sua forma. Sono cresciuta tra gli abiti da sposa realizzati dalla mia mamma, e non avrei mai e poi mai voluto continuare su quella strada. Così do deciso di fare una scuola per orafi. Ma la voglia di esprimere la mia arte andava oltre ed ho cominciato a creare nuovi capi mixando abiti vintage scovati nei mercatini dell’usato. Si parla di 15 anni fa.
Ci racconti un po’ il suo stile, così colorato ed irriverente.
Forse ho cominciato ad usare il colore perché nella mia vita ho visto tanto tanto bianco. Sono cresciuta tra abiti da sposa e pareti bianche. Amo i colori, le fantasie, i tagli. Amo gli abiti che si trasformano, i double face, i cappotti reversibili. Per questa primavera ho creato un abito di due fantasie diverse fronte e retro, una gonna lunga morbida double face che si può indossare anche come abito décolleté.
Mica male in questo periodo di crisi avere 4 capi in uno…
Io la crisi non l’ho sentita per niente, anzi, il fatturato dell’anno scorso è aumentato.
Ma lei si veste di grigio.. e nero..
Io sono una pittrice, non una indossatrice! E poi non amo indossare i miei abiti ogni giorno, mi sembra troppo autoreferenziale.
Cosa vuol dire il nome che ha scelto: ABITART
Abito – Arte – Bit. È l’unione di tante i dee, di tanti mondi per formarne uno solo.
Sente la pressione della parte commerciale oppure crea senza curarsene?
Non si può essere solo artisti, in fin dei conti creare abbigliamento è un’industria. Per me il commercio è una sfida, troppo facile creare capi solo belli ma inutilizzabili. Gli abiti sono fatti per essere indossati, e senza clienti non si può!
Cosa consiglia ai giovani che vogliono intraprendere la carriera di stilista?
Ci vuole molta caparbietà, impegno, ma soprattutto umiltà. Purtroppo quello che riscontro tra i giovani desiderosi di fare gli stilisti è l’illusione che, sapendo stilizzare due bozzetti, si illudono di aver risolto, e si definiscono stilisti. Ma la definizione di stilista è un titolo che deve essere assegnato dal pubblico. La conoscenza del cartamodello è fondamentale. Io, prima di iniziare a lavorare sul serio, ho fatto un grande lavoro di ricerca e studio su tessuti ed adesivi… Lo studio è fondamentale!
La prossima stagione vede la tendenza dei fiori sugli abiti, ne vedo molti anche nella sua collezione…
I fiori li uso spessissimo e compaiono in maniera prepotente anche per questa primavera estate, affiancati a forme geometriche e tinte unite, come sempre.
I prossimi passi?
Stiamo lavorando per presentare una collezione al Pitti di Firenze… e poi Milano, chissà.. ma con molta calma, a me non piace affrettare i tempi.
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